Il MAVI, museo antropologico visivo irpino, ha sede in un edificio dell’ottocento situato al centro di Lacedonia (AV).
Adibito in passato a carcere circondariale e a pretura mandamentale, è stato ristrutturato dopo il sisma del 1980 con diversi ambienti, ampi e ben distribuiti su tre piani.
Si tratta di un progetto ideato dopo la pubblicazione del libro di Frank Cancian, Lacedonia, un paese italiano,1957. Libro che sollecitava la conoscenza di un periodo storico molto importante per il nostro territorio e che trova ora risposta nella realizzazione del museo.
Elemento fondante del museo è costituito da 1801 foto, che il prof. emerito Frank Cancian, dell’Università della California, con grande generosità ha messo a disposizione dei visitatori. Le foto, scattate tra gennaio e luglio del 1957 dall’allora ancora giovane studente di antropologia culturale, sono preziosissime, perché ci restituiscono con vivace immediatezza e con forte impatto visivo ed emotivo lo spirito di quel tempo e quel mondo contadino ormai scomparso a seguito dell’emigrazione, dovuta alle grandi trasformazioni economiche e sociali del secondo dopoguerra.
Le foto sono esposte sia su carta di vari formati che in forma digitale ad alta definizione. Sono inoltre accompagnate da didascalie e raggruppate per temi allo scopo di essere più fruibili ai visitatori. Esse ritraggono le persone nella loro quotidianità: al lavoro, a scuola, in casa, nelle masserie, in processione, nelle feste religiose, in piazza, al bar, lungo le strade, durante le cerimonie. In queste foto i volti di quelle persone affiorano con un’evidenza e un’incisività che non sempre sono presenti nei documenti scritti.
E ci raccontano le loro credenze, i loro sentimenti, i loro valori, le loro idee.
Il Museo ha dunque lo scopo di favorire la ricerca di documenti e di materiali finora ritenuti di scarso valore per la comprensione della storia: in primo luogo foto, ma anche quadri, sculture, senza tralasciare poesie, canzoni, proverbi…
Tutto un patrimonio che il Museo intende salvaguardare e valorizzare, e che nel corso degli anni aggiungerà alla collezione Cancian.
Il direttore del Mavi, dott.ssa Antonia Pio